Iside

 

È ormai ipotesi accreditata che nel 2.450 a.C., quando cioè la Grande Piramide sarebbe stata   costruita (anche se a parere di qualcuno già esisteva), i due condotti sud dell’edificio, quelli che   partono dalla Camera del Re e dalla Camera della Regina, puntavano rispettivamente verso la   costellazione di Orione e la stella Sirio, che erano identificate nell’antico Egitto con Osiride e Iside.

In virtù di tale luogo, la Coppia Divina si rinnovava tramite un processo di rigenerazione         simbolica,  Osiride nel suo aspetto di Dio, moriva e rinasceva.

Proprio su uno dei poli di questo scenario mitico, ovverosia su Iside, la Dea, cerchiamo di             riscoprire l’identità originaria,  una Dea ampiamente stratificata e multiforme. Iside è la sua versatile adattabilità, che l’ha resa plasmabile in differenti contesti religiosi, misterici e sapienziali.

 

E per farlo, partiamo dalla famosa descrizione che, nell’XI Libro dell’Asino d’oro ne ha data Lucio Apuleio.

 

 

                                                          La Dea Universale

 

 

Avevo appena chiuso gli occhi, quand’ecco che sulla superficie del mare apparve una divina immagine, un volto degno d’essere venerato dagli stessi dei. Poi la luminosa parvenza sorse a poco a poco con tutto il corpo fuori dalle acque e a me parve di vederla, ferma, dinanzi a me.

Mi proverò a descrivervi il suo aspetto mirabile […]

Anzitutto i capelli, folti e lunghi, appena ondulati, che mollemente le cascavano sul collo divino.

Una corona di fiori variopinti le cingeva in alto la testa e proprio in mezzo alla fronte un disco piatto, a guisa di specchio ma che rappresentava la luna, mandava candidi barbagli di luce.

Ai lati, a destra e a sinistra, lo stringevano le spire irte e guizzanti di serpenti e, in alto, era sormontato da spighe di grano.

Indossava una tunica di bisso leggero dal color cangiante […] ma […] soprattutto confondeva il mio sguardo […] la sopravveste nerissima, dai cupi riflessi, che - girandole intorno alla vita - le risaliva su per il fianco destro fino alla spalla sinistra e di qui stretta da un nodo le ricadeva sul davanti in un ampio drappeggio ondeggiante […]

Quei lembi e tutto il tessuto erano disseminati di stelle scintillanti e in mezzo a esse una luna piena diffondeva la sua vivida luce: lungo tutta la balza di questo magnifico manto, per quanto esso era ampio, correva un’ininterrotta ghirlanda di fiori e di frutti d’ogni specie.

Gli attributi della dea erano poi i più diversi.

Nella destra recava, infatti, un sistro di bronzo […]

Dalla mano sinistra, invece, pendeva un vasello d’oro a forma di barca dal manico ornato da un’aspide con la testa ritta e il collo rigonfio.

Ai suoi piedi divini calzava sandali intessuti con foglie di palma, il simbolo della vittoria.

Tale e così maestosa […] si degnò di parlarmi la dea.

"Eccomi o Lucio, […] io la madre della natura, la signora di tutti gli elementi, l’origine e il principio di tutte le età, la più grande di tutte le divinità, la regina dei morti, la prima dei celesti, colei che in sé riassume l’immagine di tutti gli dei e di tutte le dee, che con il suo cenno governa le altezze luminose del cielo, i salubri venti del mare, i desolati silenzi dell’oltretomba e la cui potenza, unica, tutto il mondo onora sotto varie forme, con diversi riti e differenti nomi. Per questo i Frigi […] mi chiamano Pessinunzia Madre degli dei, gli autoctoni attici Minerva Cecropia, i Ciprioti circondati dal mare Venere Pafia, i Cretesi arcieri famosi Diana Dittinna, i Siculi trilingui Proserpina Stigia, gli antichi abitatori di Eleusi Cerere Attica, altri Giunone, altri Bellona, altri Ecate, altri ancora Ramnusia, ma [gli] Etiopi […] e gli Egizi, così grandi per la loro antica sapienza […], mi chiamano con il mio vero nome: Iside Regina".

 

Siamo nel II secolo d.C., in piena epoca alessandrina e la Dea egizia ha ormai acquisito quei tratti universalistici che permetteranno al suo culto di sopravvivere ancora a lungo sotto le più svariate maschere.

Lo stesso Apuleio era iniziato ai Misteri di Iside, una forma cultuale ellenizzata che s’ispirava ai poteri rivitalizzanti della Dea. Lo scrittore propone Iside come fonte originaria e prototipo di tutte le Dee, quasi che nella "Regina" egizia si concentrasse ogni possibile aspetto della Femminilità, quello oscuro di morte e guerra al pari di quelli luminosi dell’amore, della maternità, della magia, della virtù terapeutica.

In particolare Iside fu sovrapposta in una quasi assoluta identità di alcuni episodi mitici (non abbiamo agio di ripercorrerli ma chiunque può procedere a rapidi confronti su un qualsiasi testo divulgativo) con la greca Demetra, Dea del grano, tema su cui peraltro avremo modo di tornare e già accennato nella connotazione iconografica fornita da Apuleio, dove appunto la "Cerere Attica" è raffigurata dalle spighe di grano che sormontano il disco lunare. Inoltre Iside era chiamata "la Nera" come Demetra (nel mondo antico era il colore della fertilità) e tale caratteristica sarà forse il principale veicolo del proliferare di Madonne Nere in Europa, tutte - non a caso - dotate di virtù curative.

 

Dea-Uccello (le sono sacri l’avvoltoio, l’anatra, la rondine) e Dea-Serpente come la Grande Madre della preistoria europea, Dea-Vacca in quanto Signora della Luna e sposa di Osiride-Toro, e ancora Dea del mare e della navigazione (funzione poi ereditata in epoca cristiana da Maria), Iside è stata, e per molti versi è ancora, un personaggio di forte rilievo in ambiti magici e alchemici: basti pensare - ma è solo un esempio - ai documenti ermetici dei primi secoli d.C., come Kore Kosmou, "Fanciulla del Cosmo", o l’alchemico Iside la profetessa a suo figlio Horo, nei quali viene effigiata quale detentrice di Sapienza.

Il culto di Iside ebbe straordinaria diffusione nel mondo ellenistico-romano, e ancora il suo mito fu recuperato nel Rinascimento, che la sovrappose anche alla Dea Fortuna

 

Ritroviamo Iside perfino nel secolo dei lumi, quando certi studiosi francesi, e poi Napoleone con loro, dettero credito alla leggenda che voleva la Dea fondatrice di Parigi: argomento su cui sta scrivendo un libro anche Bauval e per una lettura approfondita del quale rimandiamo al celebre saggio La ricerca di Iside di Jurgis Baltrusaitis, dove vengono appunto analizzati i molteplici modi con cui l’Egitto ha continuato ad affascinare per secoli l’Occidente, talora sotto forma di una vera egittomania.

 

 La descrizione apuleiana di Iside rappresentata nel 1652 da Athanasius Kircher.

 

                                                          

                                                                 La Dea Madre

 

Un ulteriore filone di persistenza dell’immaginario religioso di Iside nella cultura europea è quello - a cui si è già fatto cenno - del sovrapporsi di elementi cultuali mariani su precedenti peculiarità isidiane. E non solo per quanto riguarda la tradizione delle Madonne Nere, bensì soprattutto per l’immagine egizia di Iside che seduta in trono allatta il Figlio Horus, sorta di prefigurazione iconografica della Vergine con Gesù. Inoltre le ali tese con cui Iside copre e protegge Osiride e i defunti sembrano un modello dei grandi manti con cui molte Madonne coprono e proteggono i santi e i fedeli.

 

 

 

                                                                     La Dea Luna

 

La  costituzione dall’aspetto che più di ogni altro ha permesso a Iside di coincidere con varie altre Dee,che abbiamo rilevato anche nel ritratto apuleiano,e: il suo legame con la Luna. Legame che tuttavia assume connotati diversi da quelli cui siamo abituati se si pensa che nelle concezioni egizie il nostro satellite era in origine maschile, anche se in seguito fu pensato come androginico.

La Luna, insomma, non era rappresentata da Iside, bensì dal suo eterno compagno e fratello Osiride, il cui rapporto con la Dea, articolato e complesso, sarà appunto di seguito esplicato.

 

 

                                              La Dea Sposa, Celeste e Terrestre

 

Ecco, io tua sorella ti amo più di tutto quanto in terra

e tu non ami un’altra come ami tua sorella,

certo non ami un’altra come ami tua sorella! […]

Procede da te il forte Orione nel cielo vespertino,

quando i giorni vanno a riposo uno dopo l’altro!

Ché sono io - all’approssimarsi del periodo di Sothis - che veglio su di lui.

 

Questi frammenti tratti da un antico papiro conservato a Berlino in cui Iside si rivolge allo sposo, e che confermano l’identificazione di queste due Divinità con Sirio (Sothis in egizio) e Orione, mostrano l’intensità dell’amore che secondo il mito li legava.

La leggenda - riportata anche da Plutarco (47-127 d.C.) - narra che Osiride fu prima ucciso e in seguito smembrato in 14 pezzi dal fratello Seth, che li gettò nei 7 bracci del Nilo. Iside andò alla ricerca dei pezzi per ricomporre il corpo dell’amato, ma ne trovò solo 13, perché il fallo era stato ingoiato dai pesci. Horus, il figlio di Osiride e Iside, vendicherà la morte del padre, che dal canto suo diventerà sovrano dell’oltretomba (o Duat), acquisendo peculiarità inferiche. D’ora in poi il Faraone identificherà se stesso con Horus finché sarà in vita e con Osiride una volta che avrà varcato la soglia dell’aldilà, trasformandosi in stella di Orione.

L’episodio dello smembramento collega Osiride a Dioniso, il Dio greco che secondo il mito fu appunto fatto a pezzi dai Titani, gli oscuri Figli di Madre Terra, e il cui animale sacro era parimenti il Toro, le cui corna segnalano la natura lunare di ambedue i personaggi.

E qui occorre una digressione mitologica per comprendere l’intensa pregnanza e i significati di un topos delle religioni euroasiatiche: quello del Dio morente, che risalirebbe addirittura alla preistoria.

Iniziamo la nostra deviazione proprio da Dioniso, alter ego di Osiride in terra greca insieme a Plutone-Ade, Dio degli Inferi. Firmico Materno e poi Clemente d’Alessandria sono i primi a riferire il mito della sua morte. Secondo il loro racconto i Titani avrebbero fatto a pezzi il Dio ancora bambino, per poi cuocerne le membra e mangiarle. Ma Minerva riuscì a sottrarre il cuore e denunciò il crimine al padre Zeus, che diede la morte ai colpevoli.

Della sua rinascita né Firmico né Clemente parlano e non ne parlerà il cristiano Arnobio, per non accomunare un Dio pagano al Cristo nel miracolo della vittoria sulla morte. Ma quando fra IV e V secolo d.C. rifiorirono le correnti orfiche il mito di Dioniso si consolidò proprio sulla resurrezione, il fulcro più attivo nelle aspirazioni soteriologiche dei Misteri orfici.

Evidenti le corrispondenze con gli antichi culti orientali che in periodo ellenistico affluirono nell’impero di Roma. Tali culti, le cui radici erano probabilmente mesopotamiche, avevano come tema comune proprio il rito di morte e resurrezione di un Dio, motivo sia naturistico - l’alternarsi delle stagioni - sia sviluppato successivamente in senso animistico o spirituale, come esemplificazione del percorso dell’anima immortale.

Forse il più diffuso in tarda epoca ellenistica è il culto di Cibele e Attis, importato a Roma nel 204 a.C. Attis, Dio della vegetazione, moriva e risorgeva, e all’equinozio di primavera la sua vicenda veniva commemorata da una festa scandita in vari momenti: lutto, processione funebre, sepoltura e resurrezione.

Dalla Siria proveniva il culto di Adone, adorato, come Dioniso, soprattutto dalle donne. La sua amante era Astarte - Dea della bellezza e dell’amore - e come Attis anche Adone muore, risorge, viene pianto e infine festeggiato in riti primaverili.

La vicenda di Cristo è analoga ai mitologemi degli Dei asiatici. Infatti Gesù, come Dioniso, nasce da una mortale e dona alla madre l’immortalità. Compaiono inoltre in ambedue i miti il vino, la grotta con un asino, la culla, la persecuzione. E sia Cristo sia il Dioniso misterico assumono la figura di Salvatore e soffrono una Passione in quattro momenti: l’uccisione, lo spezzettamento delle membra, il cannibalismo, la resurrezione.

Vicende, periodi dell’anno implicati e molteplici altri indizi rivelano il risvolto naturalistico racchiuso in questi miti, che fa di Osiride - come di Attis, di Adone e degli altri Dei citati - una Divinità connessa alla natura e in particolare alle fasi lunari.

Del resto il mito egizio ce lo testimonia con palese evidenza: il corpo di Osiride viene diviso in 14 parti (numero dei giorni di un emiciclo lunare: il ciclo dura infatti 28 giorni), che sono gettati in 7 bracci del Nilo (numero ritmico delle fasi) e infine recuperati tutti fuorché uno (e il 13 è il numero di volte in cui nel corso di un anno la Luna effettua il suo giro completo).

Osiride rappresentava dunque tutto ciò che è fasico: Luna, stagioni, vegetazione, messi… E in Egitto ovviamente il sacro Nilo, la più potente esemplificazione della ciclicità, dato che ogni anno per nutrire la terra con il suo prezioso limo il fiume esondava così puntualmente che l’evento fu usato come momento d’avvio per il calendario. Ecco perché Apis, Dio-Toro con cui il fiume era identificato, fu assimilato con il tempo a Osiride, del quale condivideva appunto l’attitudine ai corsi e ricorsi che scandiscono i ritmi dell’esistenza. In origine invece Osiride più che il fiume ne rappresentava l’esondazione, quindi il principio di fertilità, quasi che il limo simboleggiasse il suo sperma divino.

Va pure detto che in siffatto scenario mitologico Iside recitava la parte della terra fecondata, quella che si adagiava intorno al fiume, mentre i suoi fratelli Seth il "Rosso" e Neftys, altra Coppia del pantheon egizio, alludevano Lui all’aridità solare del deserto - la terra rossa - e Lei ai terreni lontani dal Nilo e dunque quasi mai raggiunti dalle acque esondate. Si narra in effetti che Neftys ottenne la sua unica gravidanza dopo un amplesso con il fratello equoreo Osiride, dal momento che Seth era sterile.

Ma se Osiride è l’esondazione, Iside che ne ricompone il corpo risulta essere, oltre che terra fecondata, anche la Natura che organizza e determina, nella funzione di potenza primeva, il ciclo stagionale. Occorre inoltre ricordare che il primo giorno dell’anno era determinato in Egitto dal coincidere della levata eliaca di Sirio (quella cioè che precede immediatamente l’alba) e della piena del Nilo. E poiché il fiume/Osiride era visualizzato zoomorficamente come un toro e Sirio/Iside in forma di vacca la loro contemporaneità sottintendeva anche un’unione sessuale, che in quanto tale era propiziatoria, tanto feconda quanto fecondante.

Un’altra spia dell’iperfunzione di Iside quale regolatrice della Natura ce l’offre l’episodio mitico in cui la Dea invece di uccidere Seth, catturato da Horus per vendicare Osiride, libera questo suo fratello rosso, incarnazione sia del principio di secchezza e aridità sia delle acque salate, e quindi non potabili, del mare.

Il magnanimo gesto è interpretato da Plutarco - nel suo Iside e Osiride - come una decisione saggia della nostra Dea, che in tal modo, Signora di Ordine e Misura, "non volle annullare completamente il principio opposto all’umidità, ma intese unicamente ridurlo e poi lasciarlo di nuovo libero per mantenere la composizione dell’atmosfera", poiché "il cosmo non può essere perfetto se viene a mancare in esso l’elemento igneo".

Plutarco ci segnala anche che le vesti rituali dei culti isiaci erano "di color variegato: il suo ambito, infatti, è quello della materia, la quale si evolve in tutte le forme e a tutte le forme si presta, luce e oscurità, giorno e notte, fuoco e acqua, vita e morte, principio e vita".

Iside, c’informa ancora lo studioso e sacerdote greco (che scriveva tra il I e il II secolo d.C., quindi in epoca tarda), personifica l’essenza della materia che porta in sé i semi di vita, la casa cosmica delle concezioni, il principio generativo che dissemina elementi germinali in ogni parte del mondo.

E questo   imprevedibilmente ci riporterà a Sirio...

 

 

                                                              La Dea Fermento

 

Continuando a dissertare con Plutarco merita rilevare come a suo parere gli egizi ritenessero la natura di Iside un "movimento animato e intelligente", concetto a cui alluderebbe anche il suo strumento musicale: il sistro. Il termine seistron - spiega infatti l’erudito - deriva da seiesthai, "scuotere", e "significa che gli esseri viventi devono essere scossi e non possono mai smettere di muoversi, e se si trovano a essere […] addormentati e intorpiditi bisogna svegliarli e incitarli". Un’espressione dove par risuonare quel frammento in cui il filosofo Eraclito parlando della bevanda sacra alla Dea Demetra (che abbiamo visto fu identificata con Iside) scrisse: kai o kiukeòv diìstatai mè kinoùmenos, ossia: "anche il ciceone si disfa se non viene agitato".

Il riferimento a Demetra è particolarmente significativo perché anche Iside fra le sue tante forme assunse quella di "campo di grano", quella cioè della matrice in cui il grano nasce e si sviluppa. E il grano, come tutti i vegetali, specie da coltura, altro non è che la trasposizione naturistica del mitologema del Dio morente, che appunto si sprofonda nelle regioni ctonie durante ogni inverno per poi rinascere a ogni primavera. Sul tema, e proprio in base ai motivi che c’interessano, la mitoarcheologa Marija Gimbutas offre uno spunto illuminante nel suo pregevole saggio Il linguaggio della Dea, dove scrive:

"Il dio morente ha discendenti, nell’antica Grecia e nelle credenze popolari europee, nel dio del lino, o del grano, nato dalla terra sotto forma di lino, o grano, e che troviamo torturato, morente e risorto fuori dalla terra". E fa l’esempio di un vaso di steatite nera del XIV secolo a.C. in cui è ritratta "una danza di mietitori che portano spighe di grano agitando i sistri".

Legame forte e antico, dunque, quello fra campo di grano fecondato e sistro, un oggetto la cui precipua funzione sarebbe perciò di risvegliare, incitare, stanare le energie vitali assopite nel ventre di Madre Terra e condurle a resurrezione.

E giunge allora a proposito un’altra interessante citazione, tratta stavolta dalla monumentale indagine antropologica di Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend Il mulino di Amleto, laddove i due storici della scienza ricordano che Istar - corrispondente assiro-babilonese di Iside - era la Dea che "sommuoveva" l’Apsu (le acque dolci primeve) davanti a Ea, il Dio dell’acqua. Nell’Avesta - continuano i due ricercatori - si dice che Sirio "fa sì che il lago ribolla […] che fermenti […] che rifluisca", mentre il romano Plinio "assicura che il mare intero è consapevole del sorgere di questa stella, come si vede nei Dardanelli, ove appunto le alghe e i pesci vengono a galla e ogni cosa vien portata su dal fondo".

E Plinio aggiunge che quando Sirio sorge "il vino nelle cantine si agita e le acque stagnanti si muovono", tutti fenomeni che peraltro il mondo antico associava alla sfera femminile, con forte riferimento alla Luna, alle sue fasi e all’energia perturbante del sangue mestruale.

In breve tutte queste considerazioni inquadrano Iside secondo la radicale prospettiva di una Forza dinamica e scardinante che non soltanto genera l’universo ma lo fa anche fermentare, in un processo ininterrotto di nascita-morte-rinascita affinché non degeneri mai nel ristagno.

 

 

                                                             La Dea Trono

Se queste successive testimonianze mitiche - la cui valenza antropologica nell’immaginario sacrale incontestabile - ci mostrano Iside come Signora dell’Ank, Chiave della Vita, e dei meccanismi rigenerativi che sottendono alla sua perpetuazione, non dovrebbe far meraviglia che i sapienti egizi la indicassero con il geroglifico che effigia il simbolo del potere sacro: il Trono, posto anche sulla sfera tra le corna della Dea e con il quale Iside s’identificava tout court. Un’immagine che nasconderebbe, quindi, un grande segreto: il Faraone, quale sintesi microcosmica del macrocosmo Egitto, acquisirebbe la sua Energia, la sua Saggezza, la sua Salute fisica e interiore ma soprattutto il suo misterioso Potere fecondante dal Trono su cui siede e al quale aderisce come fosse sia la propria matrice occulta, sia il ventre della Madre Celeste da cui è sorto e da cui continua a suggere nutrimento.

Un’interpretazione plausibile se si pensa che il Faraone personificava in vita Horus, figlio appunto di Iside, e dopo la morte Osiride, cui la Dea aveva ridonato esistenza in un contesto mitico di resurrezione. Il Trono manifesterebbe così il fermento vitale che proviene da Iside e che come una corrente elettrica investe e fa rinascere il Faraone ogniqualvolta vi si siede nella solenne pienezza della sua regalità.

 

 Ecco la complessità della nostra Dea, straordinaria quanto ancora imperscrutabile, abbagliarci, nuda eppure ancora colma di maschere da scoprire, da indagare e sulle quali riflettere, nella certezza che Iside dai nomi infiniti e dagli innumerevoli anni abbia ancora molti, moltissimi segreti da svelare.

 

 

 

                        ISIDE, LA DEA CHE CONQUISTO' L' OCCIDENTE

 Le prime tracce di questa antichissima divinità risalgono a 4.500 anni fa. Nacque
dall' unione tra il cielo e la terra e fin dall' inizio fu la protettrice del popolo egizio. Piaceva alle donne, ai poveri, agli schiavi e alle innamorate deluse. Il suo culto penetrò nell' antica Roma seducendo gli imperatori. Gli aspetti esoterici ed ermetici della sua religione finirono con l'interessare la cultura rinascimentale.


Roma "Salve Regina, madre di dio, tu che dai la vita... Grande,
potente, sovrana di tutti gli dei, maga dai consigli eccelsi... E'
per ordine tuo che il re sale sul trono...".

Basta leggere queste preghiere per scovarci, ritmi e speranze che hanno accompagnato
fino a oggi le fedi della gente mediterranea. Sono incise su un pilone del tempio di Philae, la sua isola-santuario che galleggia sul lago Nasser, nel profondo sud dell' Egitto, a segnare i confini con la Nubia.

Ad avvicinarla ancor più a noi, poi, c' è quella sua immagine di dea madre, ripetuta in mille statue: lei, seduta sul trono che porge il seno ad allattare la sua creatura.
A vederla così, di primo acchito, è davvero una Madonna. Una surreale madonna egizia resa
ancor più strana dalle corna di Hathor che l' incoronano impadronendosi del sole... Ma, pur sempre, una madonna con bambino.
Solo a saperne di più, se ne scopre il perché.

albero genealogico degli antichi dei egizi: "All' inizio c' era il Vuoto che accoppiandosi con Tefnut generò Geb (la Terra) e Nut (il Cielo). Da loro nacquero quattro figli: Osiride e Iside, Seth e
Nefti. Solo Osiride, però, diventa sovrano suscitando l' odio di Seth che finirà per ucciderlo. Iside non si dà pace fin quando non ritrova e ricompone il corpo del fratello amato. Con le sue parole
magiche, il suo amore e il pianto rituale che serve a risvegliare il cadavere, lo rianima a tal punto da poter concepire con lui un figlio postumo, Horus. A questo punto Iside, già sorella, sposa,
vedova, è anche madre: deve proteggere la sua creatura, farla crescere forte per permettergli di vendicare suo padre e riprenderne il ruolo". Ora, come Grande Madre, la dea si fa interlocutrice consueta senza bisogno di sacerdoti intermediari: è familiare per ogni altra mamma d' Egitto che sta in pena per i suoi bambini. Così è lei che protegge i piccoli di tutti: sorveglia il parto, dà consigli contro il veleno dei serpenti e degli scorpioni, ascolta le preghiere, appare in sogno... Pian piano coagula il sapere delle donne, delle guaritrici, delle mammane di allora. Nello stesso tempo non solo continua ad assicurare la vita dopo la morte (com' era riuscita a fare con Osiris) ma anche a dare fertilità a chi non l' ha". Virtù eccelsa in un mondo duro, con i campi da arare, i raccolti pesanti, dove non avere figli e braccia a disposizione significava rischiare vecchiaie di miseria. E infatti la sua festa coincideva con la piena del Nilo, quando il fiume sacro usciva dal suo letto per fecondare la terra e assicurare cibo per tutti". Il tempio di Hebit nel delta apre un nuovo capitolo: "...Ora, e siamo intorno al VI secolo a.C., sul trono c' è la dinastia di Sais, i saitici.
Furono loro a costruirlo. E' con loro che Iside cominciò a viaggiare fuori dall' Egitto: questi faraoni, fecero largo uso di mercenari libici ma soprattutto greci, i più organizzati". Sarà stata la nostalgia, sarà che il Mediterraneo mischia tutto, fatto sta che in Iside quei soldati ci videro Demetra. Nel suo sposo sfortunato, Osiris, riconobbero Dionisos. Pregavano questi antichi
dei egizi e sognavano casa, i loro cari, l' Olimpo troppo lontano per proteggerli. I viaggi tra la costa egizia e Delo, frequenti e tutto sommato veloci se il vento e Iside erano propizi, fecero il
resto. Demetra regalò a Iside i suoi misteri, i rituali di iniziazione, la passione per i segreti. E Iside, al solito, come aveva già fatto con tante altre divinità femminili egizie, assorbì tutto e
divenne ancora più grande, potente, talvolta inquietante. "Ormai Iside" prosegue il professore "è più o meno la Iside che conquisterà il mondo di allora, quella che arriverà a Roma e con
le legioni romane dappertutto. Adesso, però, chiede ai suoi fedeli di rispettare il suo credo,
avere una vita isiaca chè solo così rinasceranno a nuova vita, come premio eterno". Anche Osiride, nel frattempo, è cambiato: ora i Tolomei, satrapi dell' Egitto dopo la morte di Alessandro del 323, lo chiamano Serapis. Lo ritraggono un po' come Zeus, e credono, o almeno fingono di credere,nella sua onnipotenza. Gli erigono templi (uno, il più famoso, proprio vicino al Faro di
Alessandria), lo fanno sempre più sacro. Del resto, quella coppia divina di fratelli-sposi, così amata nella terra che dovevano governare, a loro doveva fare anche comodo visto che il matrimonio tra fratelli nella genia dei Tolomei fu una costante per tre secoli. Ad Alessandria, poi, Iside si è fatta davvero bella, grazie agli scultori ellenisti che le hanno dato nuova femminilità. Le vie del Mediterraneo sono infinite, Iside che le protegge, le percorre tutte. Un Iseo a Pozzuoli dove arrivava il grano d' Egitto e il marmo di Grecia, un altro a Pompei, un altro ancora nel porto di Ostia, in Gallia, in Britannia e in Spagna.
Piaceva quella dea. Piaceva alle donne, ai poveri, agli schiavi, alle innamorate deluse... Conquistò Roma, quella del popolino, prima, quella degli imperatori, poi. Al potere faceva paura, come ogni setta segreta. Eppure ce la fece: così il suo Iseo, che sorgeva meraviglioso dov' è ora la Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, era frequentatissimo. Ormai persino gli imperatori dopo averla contrastata, soprattutto quando Cleopatra, nuova Iside, faceva paura riuscendo a irretire ogni grande romano, arrivava da  Alessandria,  l' avevano accettata a furor di popolo: Caligola, Nerone, Diocleziano, Adriano. Poi, però, su lei e sull' intero pantheon romano,  vinse Cristo.

Ad affiancarlo, e sostituire Iside nei cuori delle donne, arrivò un' altra madre, vergine e nutrice; a proteggerlo ci pensò, con violenza, Teodosio che chiudendo i templi pagani in tutto l' impero ammutolì per sempre l' Egitto.

Ma qualcosa di lei rimase, anche la seconda vita della dea, quella rinascimentale, quando venne resuscitata decifrando a stento brandelli di memoria che i testi classici avevano salvato dai
rigori cristiani. E' un' Iside, più maga che dea, filtrata attraverso mille alambicchi mentali dagli intellettuali del Cinque e Seicento. Esoterica, simbolica, ermetica e fascinosa com' è finisce a far da papessa nei tarocchi, da mito per i massoni, ma anche a dar poesia al Flauto magico, a rendere fantastiche le stampe del Piranesi, a costruire con lucida follia libri e architetture.

Nel '67, Jurgis Baltrusaitis, uno dei più pirotecnici storici dell' arte che il nostro secolo abbia avuto, ripubblicò "La ricerca di Iside", una sua dettagliatissima fascinosa esplorazione tra arte, letteratura e geografia sulla diffusione dell' antico mito.
 

 

 

I nomi della Grande Madre sono tanti: Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit, Atargatis in Siria, Artemide-Diana ad Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia, Bellona a Roma.

In Egitto il suo nome è Iside. Figlia di Nut, dea del Cielo, e di Geb, dio della Terra. Sposa di Osiride, ucciso da Seth, dio del deserto, e risorto per opera della stessa Iside.

Iside è la madre di Horus, il dio fanciullo che appare in numerose rappresentazioni in braccio ad Iside che lo allatta. Osiride si reincarna in Horus, nato dall'unione con Iside dopo la resurrezione.

La triade Iside, Osiride ed Horus rappresenta la continuità della vita, la vittoria sulla morte, la vita oltre la morte.

Con l'avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo. Iside divenne il prototipo della Madre e del Figlio.

Si trovano testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si trovava il più sacro dei santuari greci di Iside), in molti centri della Grecia, nelle isole dell'Egeo (in particolare a Delo), in Asia Minore, in Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia (soprattutto in Campania a Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in Germania.

A Roma il culto ebbe un grande successo.

Verso l'88 a.C. era in funzione a Roma un collegio di pastophori: una confraternita di sacerdoti che portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine.

Nel 65 a.C. un altare dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.

I seguaci di Iside, appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche e sociali degli ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione di templi, altari e statue della dea nel 58, nel 54, nel 50 e nel 48 a.C.

Nel 50 a.C. il console Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di Iside.

Nel 43 a.C. i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio isiaco a spese della Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e la morte di Cleopatra  e di Antonio,  le persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.

Nel 28 a.C. Augusto  proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città (pomoerium).

Nel 21 a.C. Agrippa, in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo dalla città.

Nel 19 d.C. Tiberio  fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua della dea.

La situazione cambiò con Caligola , pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio dedicato ad Iside in Campo Marzio: l'Iseo Campense.

Claudio, Nerone e Vespasiano  diedero il loro appoggio al culto della dea. Vespasiano, prima di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli, trascorse una notte di preghiera nell'Iseo per ringraziare la grande dea. Nel 71d.C. venne coniata una medaglia con l'Iseo Campense.

Domiziano si salvò dai partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l'Iseo Campense venne distrutto da un incendio nell'80 d.C. Domiziano lo ricostruì.

Nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la sacrosancta civitas secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.

Adriano  volle costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante in un Serapeo.

Nel 126 d.C. inaugurò un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un Iseo.

Marco Aurelio  invocò l'ausilio degli dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in Bosnia.

Commodo  si fece rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia di Iside e di Serapide.

Settimio Severo  favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie dell'imperatore, si vede Iside che allatta Horus.

Caracalla (188) riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La religione della grande dea raggiunse il suo apogeo.

Alessandro Severo (208-235) restaurò l'Iseo Campense e gli altri templi della dea.

Diocleziano (245-316), che regnò fino al 305 d.C. quando decise di abdicare, costruì probabilmente l'Iseo della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la dea Iside.

In tutto l'Impero Romano si ritrovano simboli della dea su gioielli, spille, fermagli, anelli. Vennero costruiti santuari, statue e monumenti in molte località.

Due solenni festività legate a Iside venivano celebrate nell'Impero Romano: il Navigium, o vascello di Iside, il 5 marzo e l'Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.

Questa felice era ebbe termine nel 312 con l'avvento al trono di Costantino.

Dopo l'editto di Costantino (313 d.C.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.

Nel 380, con l'editto di Tessalonica, Teodosio dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti gli altri culti furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati dalle folle guidate da vescovi e monaci fanatici.

Nel 391 Teofilo, il patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a "purificare" la città del Serapeum.

Nel 394 vennero celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.

Nel 396 il barbaro Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli "uomini vestiti di nero" (i monaci cristiani), incendiò il santuario di Eleusi.

Nel 415 un gruppo di monaci cristiani, seguaci del patriarca di Alessandria, Cirillo, linciò Ipazia, donna che aveva raggiunto una grande fama nella filosofia e nella matematica, figura rilevante della scuola neoplatonica, esponente del mondo intellettuale pagano. Con la sua morte iniziò il declino di Alessandria come centro culturale.

Nel 431 i vescovi cristiani si erano riuniti ad Efeso, la città sacra alla dea Artemide, una delle manifestazioni della Grande Madre. Il Concilio decretò che Maria, madre di Gesù, doveva essere chiamata Theotokos, Mater Dei, Madre di Dio. L'antico titolo della grande dea Iside.

Nel 536 l'imperatore Giustiniano  ordinò la chiusura dell'ultimo tempio di Iside, situato nell'isola di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in una chiesa cristiana.

Era finito , forse, per sempre il culto della "Dea dai molti nomi"

 

 

REGINA CAELI LAETARE
REGINA DEL CIELO RALLEGRATI

Preghiera a Iside
(Apuleio, Metamorfosi XI, 2)

 

Regina caeli, sive tu Ceres alma frugum parens originalis, quae,

repertu laetata filiae, vetustatae glandis ferino remoto pabulo,

miti commostrato cibo nunc Eleusiniam glebam percolis;

 

O Regina del cielo, tu feconda Cerere, prima creatrice delle messi,che,

nella gioia di aver ritrovato tua figlia, eliminasti l'antica usanza di nutrirsi di ghiande come le fiere, rivelando agli uomini un cibo più mite, ora dimori nella terra di Eleusi;

 

 

seu tu caelestis Venus,
quae primis rerum exordiis sexuum diversitatem generato

Amore sociasti et aeterna subole humano genere propagato nunc circumfluo Paphii

sacrario coleris;

 

tu Venere celeste, che agli inizi del mondo congiungesti la diversità dei sessi facendo sorgere l'Amore e propagando l'eterna progenie del genere umano, ora sei onorata nel tempio di Pafo
che il mare circonda;

 

 

seu Phoebi soror,
quae partu fetarum medelis lenientibus recreato populos tantos educasti praeclarisque nunc veneraris delubris Ephesi;

 

 

tu [Diana] sorella di Febo,
che, alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte,
hai fatto nascere tanti popoli,
ora sei venerata nel tempio illustre
di Efeso;

 

 

seu nocturnis ululatibus horrenda Proserpina
triformi facie larvales impetus comprimens terraeque claustra cohibens lucos diversos inerrans vario cultu propitiaris;

 

tu Proserpina,
che la notte con le tue urla spaventose
e col tuo triforme aspetto
freni l'impeto degli spettri
e sbarri le porte del mondo sotterraneo,
errando qua e là per le selve,
accogli propizia
le varie cerimonie di culto;

 

ista luce feminea conlustrans cuncta moenia et udis ignibus nutriens laeta semina et solis ambagibus dispensas incerta lumina;

 

tu [Luna] che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città
e col tuo rugiadoso splendore
alimenti la rigogliosa semente
e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore;

 

quoque nomine, quoque ritu, quaqua facie te fas est invocare:

con qualsiasi nome, con qualsiasi rito,
sotto qualunque aspetto
è lecito invocarti:

 

tu meis iam nunc extremis aerumnis subsiste, tu fortunam conlapsam adfirma, tu saevis exanclatis casibus pausam pacem tribue.

 

concedimi il tuo aiuto
nell'ora delle estreme tribolazioni, rinsalda la mia afflitta fortuna,
e dopo tante disgrazie che ho sofferto dammi pace e riposo.

 

 

 

 

Iside Regina
(Apuleio, Metamorfosi XI, 5)

 

 

Rerum naturae parens,
elementorum ominium domina, saeculorum progenies initialis, summa numinum,
regina manium,
prima caelitum,
deorum dearumque facies uniformis,
quae caeli luminosa culmina,
maris salubria flamina,
inferum deplorata silentia nutibus meis dispenso:

 

Io sono la genitrice dell'universo,
la sovrana di tutti gli elementi,
l'origine prima dei secoli,
la totalità dei poteri divini,
la regina degli spiriti,
la prima dei celesti;
l'immagine unica di tutte le divinità maschili e femminili:
sono io che governo
col cenno del capo
le vette luminose della volta celeste,
i salutiferi venti del mare,
i desolati silenzi degli inferi.

 

 

cuius nomen unicum
multiformi specie,
ritu vario,
nomine multiiugo
totus veneratur orbis.

 

Indivisibile è la mia essenza,
ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme,
con riti diversi, sotto differenti nomi.

 

Inde primigenii Phryges Pessinuntiam deum matrem,

 

Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano madre degli dei [Grande Madre, Cibele],
adorata in Pessinunte;

 

 

hinc autocthones Attici Cecropeiam Minervam,

 

gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;

 

 

illinc fluctuantes Cyprii Paphiam Venerem,

i Ciprioti bagnati dal mare,
Venere di Pafo;

 

 

Cretes sagittiferi Dictynnam Dianam,

 

i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;

 

 

Siculi trilingues Stygiam Proserpinam,

i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;

 

 

Eleusinii vetusti Acteam Cererem,

 

gli abitanti dell'antica Eleusi,
Cerere Attea;

 

Iunonem alii, Bellonam alii,

alcuni Giunone; altri Bellona;

 

 

Hecatam histi, Rhamnusiam illi,

gli uni Ecate; gli altri Rammusia [Nemesis].

 

 

et qui nascentibus dei Solis inchoantibus (et occidentis inclinantibus) inlustrantur radiis Aethiopes

utrique priscaque doctrina pollentes Aegyptii
caerimoniis me propriis percolentes appellant

vero nomine reginam Isidem.

Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti
del dio Sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani
valenti per l'antico sapere, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano
col mio vero nome: Iside Regina.

 

 

 

Riferimenti bibliografici:

Apuleio                                         Le metamorfosi o l'Asino d'oro                       Rizzoli

Bresciani E. (a cura di)                   Letteratura e poesia dell'Antico Egitto            Einaudi

De Rachewiltz B.                           I miti egizi                                                    TEA

Donadoni S.                                  Testi religiosi egizi                                         TEA

Eliade M.                                      Storia delle credenze e delle idee religiose       Sansoni

Ferguson J.                                   Le religioni nell'Impero Romano                       Laterza

Hart G.                                          Miti egizi                                                      Mondadori

James E. O.                                  Gli eroi del mito                                             Il Saggiatore

Meeks D. - Favard Meeks Ch.       La vita quotidiana degli egizi e dei loro dei           Rizzoli

Plutarco                                         Iside e Osiride                                              Adelphi

Puech H.-C.                                   Le religioni del mondo classico                       Mondadori

Rundle Clark R.T.                           Mito e simbolo nell'antico Egitto                      Il Saggiatore

 

 

il  testo di SeleneBallerini, i sette veli di Iside, prima della pubblicazione in cartaceo è stato pubblicato sugli spazi di akkuaria http://www.akkuaria.net/iside/

Nel 2002, edito da Atanòr di Roma, è uscito il suo saggio Il Corpo della Dea. Giochi e Misteri della Sapienza Femminile.
 

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Origine del Natale
Dalle ore zero del giorno 21 dicembre di ogni anno le giornate cominciano ad allungarsi. L'asse terrestre, nell'emisfero settentrionale, comincia a modificare la sua inclinazione rispetto al sole: l'inverno è al suo culmine, da quel momento si va verso la nuova stagione, comincia la primavera astronomica. L'eterno ritmo della natura, dopo averci fatto toccare il fondo delle giornate oscure e fredde, ci riconduce nuovamente verso la stagione del sole e della vita.
Per gli antichi questo giorno, che chiamavano il solstizio d'inverno, cadeva il 25 dicembre e lo si celebrava con una festa ricca di strani significati.
Tracce di celebrazioni "natalizie" legate a queste vicende cosmiche, alla nascita cioè dell'anno nuovo, si trovano intorno alla data del 25 dicembre, presso le primitive religioni persiane, fenice,siriane, peruviane, messicane, indù.

                  Come lo festeggiavano gli antichi
Nella Persia antica il solstizio invernale era celebrato cantando l'inno che narrava la nascita del mondo.
In Alessandria d'Egitto esso ebbe la sua più completa espressione, prima dell'era cristiana, nella grande festa del Natale di Horus. Le statue della dea madre Iside, col piccolo in grembo o attaccato al seno, venivano portate in processione di notte verso i campi al lume delle torce.
C'è nella versione greca il testo delle acclamazioni che la folla rivolgeva all'immagine, nonché la serie delle invocazioni che si cantavano durante la processione, le cosiddette "litanie di Iside" la cui perfetta concordanza con le attuali litanie della Madonna non può non stupire.
Iside era chiamata "stella mattutina", "stella del mare", "porta del cielo", "sede della sapienza".
In Roma pagana lo stesso significato avevano le feste d'inverno che si celebravano due o tre secoli prima della nascita di Cristo, note con il nome di Saturnali o feste di Saturno.
I Saturnali romani avevano inizio il giorno 19 dicembre e di prolungavano fino al successivo 25.
Erano feste di gioia, di rinnovamento, di speranza per il futuro e in tale occasione si rinnovavano i contratti agrari.
Nel corso dell'ultimo cinquantennio precedente la nascita di Cristo, a Roma fu introdotto il culto del Dio Sole, introdotto probabilmente dalle legioni reclutate in Siria e dagli schiavi orientali. Il primo Dio solare di Roma fu Deus Sol Elagabalus, il secondo dio solare fu Sol Invictus, poi succedettero Sol Invictus Elagabalus e Sol Invictus Mithras.

                 Come la festa pagana diventò cristiana
Il Cristianesimo inserì nelle proprie concezioni religiose tradizioni popolari preesistenti, e fu così che il giorno natalizio del dio solare e agricolo dell'Egitto e della Persia, cadente nel solstizio d'inverno, diventò il Natale cristiano: la statua di Iside che allatta Horus diventò quella della Madonna che allatta il sacro Bambino.
Non fu facile, però, perché utilizzare la data del 25 dicembre significava mettersi in contrasto col racconto evangelico di S.Luca, il più completo sull'argomento, il quale narrando di pastori che passano la notte all'aperto evocava piuttosto un ambiente primaverile, che non il freddo periodo invernale. Poi c'era la precedente tradizione cristiana che fissava la nascita di Cristo in un giorno di primavera: Clemente di Alessandria l'aveva stabilita il 19 aprile, altri padri della Chiesa il 18 aprile, altri ancora il 29 maggio e il 28 marzo.
Fu dopo molte discussioni ed esitazioni che i vescovi di Roma scelsero il 25 dicembre.

                    Il calcolo dei Vescovi
La data del 25 dicembre fu ricavata calcolando gli anni di Cristo a ritroso, partendo cioè dalla cifra "magica" di 33, quanti sono gli anni che il figlio di Dio avrebbe trascorso sulla terra. Essendo stata fissata in precedenza la morte di Cristo al 25 marzo, presumendo dunque che essa fosse caduta 33 anni esatti dopo la sua incarnazione, che quindi veniva fissata anch'essa a un 25 marzo, la nascita non poteva essere avvenuta che nove mesi dopo la sua incarnazione nel ventre di Maria e precisamente il 25 dicembre.

                      Il Natale oggi
La festa della Natività di Gesù, il Natale, quale lo conosciamo oggi, è divenuta la maggior festa ufficiale della cristianità solo in tempo relativamente recente.
Le sue prime tracce come festività cristiana si incontrano solo intorno al terzo secolo dopo Cristo e il suo definitivo affermarsi solo a metà del quarto secolo.
L'osservanza della festa natalizia fu introdotta in Antiochia solo verso il 375 dopo Cristo e in Alessandria solo dopo il 430.

Questa è la storia del Natale. E' una storia bella, poetica, creata dagli uomini per far posto a un poco di speranza e di letizia anche nel cuore dell'inverno più duro, quando sembra che tutto sia morto e sterile e invece il seme comincia a germinare nella terra e ha inizio la rivoluzione delle stagioni e la rapida, felice corsa dei giorni verso la fioritura di primavera.

 

                                      la nascita di Gesù

La nascita di Gesù, dal Vangelo di S.Matteo
La nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, sposata a Giuseppe, prima che fossero insieme, si scoperse incinta di Spirito Santo. Ora Giuseppe, marito di lei, essendo giusto e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: - Giuseppe, figlio di David, non esitare a prender Maria in tua consorte; invero quel ch'è nato in lei, è da Spirito Santo. Partorirà un figliolo, cui porrai nome Gesù; perché egli libererà il suo popolo dai loro peccati.
E tutto ciò avvenne affinché s'adempisse quanto fu detto dal Signore per bocca del profeta: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figliuolo e per nome lo chiameranno Emanuele: che s'interpreta "Dio con noi". Scossosi Giuseppe dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua consorte. Ed egli non la conobbe fin tanto che partorì il suo figlio primogenito e lo chiamò per nome Gesù

Nascita di Gesù, dal vangelo di S. Luca
In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto l'Impero. Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della Siria.
E andavano tutti a dare il nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò a Nazaret di Galilea, alla città di David, chiamata Betlem, in Giudea, per esser lui del casato e famiglia di David, a dare il nome, insieme con Maria a lui sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compì per lei il tempo del parto; e partorì il figlio suo primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia, perché non trovarono posto nell'albergo. E nello stesso paese c'erano dei pastori che pernottavano all'aperto e facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco, apparve innanzi ad essi un angelo del Signore e la gloria del Signore rifulse su loro e sbigottirono per gran timore. E l'angelo disse loro:- Non temete, che eccomi a recarvi l'annunzio di grande allegrezza la quale sarà per tutto il popolo; infatti oggi v'è nato un Salvatore che è Cristo Signore, nella città di David. Questo per voi è il segnale: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia.
E a un tratto si raccolse presso l'angelo una schiera della milizia celeste che lodava Dio dicendo:-Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà-.
E poi che gli angeli si furono ritirati da essi verso il cielo, i pastori presero a dir tra loro:-Andiamo sino a Betlem a veder quant'è accaduto, come il Signore ci ha manifestato-.
E andarono di buon passo e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino giacente nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato detto loro di quel bambino. E quanti ne sentirono parlare, stupirono delle cose riferite loro dai pastori. Maria poi riteneva tutte queste cose, collegandole in cuor suo. E i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quel che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Infanzia e adolescenza di Gesù (da "La vita di Gesù" di Ernesto Renan)
Gesù nacque a Nazareth, piccola città della Galilea, che non conobbe alcuna celebrità prima di lui. In tutta la sua vita egli venne designato con nome di Nazareno e solo a fatica la leggenda riuscì a farlo nascere a Betlemme. Si ignora la data esatta della sua nascita; avvenne sotto il regno di Augusto, verso l'anno 750 di Roma, probabilmente qualche anno avanti il primo dell'era che tutti i popoli civili fanno decorrere dal giorno della sua nascita. Il nome impostogli di Gesù è un'alterazione di Josuè, nome assai comune…
Egli proveniva dal popolo. Giuseppe suo padre e Maria sua madre erano gente di mediocre condizione, artigiani che vivevano del loro lavoro, in quello stato comunissimo in Oriente, né agiato né misero. Era quasi inutile il privilegio del ricco dato che il vivere semplicissimo di quei paesi non lasciava avvertire la necessità del confortevole: così tutti si trovavano in condizione di povertà volontaria…
La famiglia era molto numerosa: forse c'erano stati più matrimoni invece di uno. Gesù aveva fratelli e sorelle, e pare che fosse il maggiore. Tutti sono rimasti sconosciuti; infatti sembra che i quattro personaggi che vengono dati come suoi fratelli dei quali uno almeno, Jacopo, ebbe una grande importanza nei primi anni dello svolgimento del cristianesimo, fossero suoi cugini germani.
Maria aveva una sorella chiamata anch'essa Maria, che si sposò ad un certo Alfeo o Cleofa (questi nomi sembrano indicare una sola persona) e fu madre di parecchi figli, i quali sostennero un ruolo molto importante tra i primi discepoli di Gesù. Mentre i suoi vari fratelli gli si opponevano, questi cugini germani divennero fedeli del giovane Maestro e presero il titolo di "fratelli del Signore".
I veri fratelli di Gesù, come del resto la loro madre, non divennero importanti che dopo la morte di lui. E sembra che neppure allora venissero considerati quanto i loro cugini che si erano convertiti molto più spontaneamente ed erano dotati di temperamenti più spiccati ed originali. Il loro nome era così oscuro che quando l'evangelista mette in bocca a gente di Nazareth l'enumerazione dei fratelli secondo natura, come primi nomi si presentano alla sua mente quelli dei figli di Cleofa.
Le sorelle di Gesù si sposarono a Nazareth. Qui egli trascorse l'adolescenza. Nazareth era una piccola cittadina posta in una piccola valle che si apriva sulla vetta di quel gruppo di montagne che cinge a settentrione la pianura di Esdrelon. Il freddo nell'inverno era acuto, molto sano il clima. Come tutte le borgate giudee di quel tempo, Nazareth era un gruppo di casupole fabbricate senza decoro, dall'aspetto povero e arido. Eppure le sue case ineleganti non erano sgradevoli alla vista…

Bibliografia
Le notizie del presente studio sono state tratte dai Vangeli di S.Luca e di S.Matteo, da "La vita di Gesù" di Renan, dal Dizionario Enciclopedico Moderno "Labor" e da pubblicazioni con la consulenza di Raffaele Pettazzoni, professore di Storia delle Religioni all'Università di Roma e di Ambrogio Donini, docente di Storia del Cristianesimo all'Università di Roma.

 

Dizionario

Antiochia: città della Turchia ritenuta per vastità e numero di abitanti (oltre 300.000) la maggiore città dell'Oriente antico e una delle più importanti del mondo. Ad essa affluivano mercanti dalla Persia, dalla Mesopotamia, dall'India e dalla Cina. Quando la Siria divenne provincia romana, ne fu la capitale. Nel 637 cadde in potere degli Srabi e poi dei Turchi, ai quali venne tolta dai Crociati dopo 5 mesi di assedio (1098).
Fu così capitale di un principato cristiano per 170 anni, poi cadde di nuovo sotto i Turchi che la devastarono. Fu sede di una delle sette Chiese cristiane primitive, visitata da S.Pietro e da S.Paolo.

Asse terrestre: retta immaginaria terminante ai poli, intorno alla quale la Terra compie il moto diurno, girando intorno a se stessa da ponente a levante,

Clemente di Alessandria: fondatore della Chiesa Alessandrina, uno dei Padri della Chiesa. Santo (150-217). Cercò di mettere il cristianesimo in armonia con la filosofia platonica. Come poeta cristiano è noto soprattutto per l'Inno al Redentore.

Conformisti: coloro che in qualsiasi campo, per quieto vivere, seguono la dottrina di chi comanda.

Cosmo: (dal greco kosmos, che vale ordine) Universo, in quanto armonia.

Emisfero settentrionale: metà dello sferoide terrestre, a nord dell'equatore.

Hor: Dio giovanile dell'antico Egitto, simbolo del Sole che nasce, considerato in seguito figlio di Iside e Osiride e più tardi come Dio del silenzio. Era rappresentato in figura di falco.

Iside: Dea egiziana, la sola che avesse culto in tutto l' Egitto. Madre di Horus, fu invocata come maga nelle malattie; alle sue lacrime erano attribuite le benefiche inondazioni del Nilo.

Ignavia: Pigrizia, inerzia, viltà.

S.Luca: nato in Antiochia, medico e compagno di S.Paolo nella propagazione e nell'organizzazione della primitiva Chiesa cristiana, autore del terzo "Vangelo canonico" e degli "Atti degli Apostoli"

S.Matteo: nato a Cafarnao, in Galilea, uno dei 12 apostoli; seguì Gesù abbandonando la professione di pubblicano (gabelliere). Scrisse il primo dei Vangeli verso il 60-70 in ebraico-aramaico. E' patrono degli agenti delle imposte.

Rivoluzione: movimento di un astro intorno ad un altro, secondo un'orbita. Essendo l'asse terrestre inclinato, il moto di rivoluzione terrestre determina la diversa durata del dì e della notte e l'avvicendarsi delle stagioni.

Saturnali: le più popolari e diffuse feste religiose presso gli antichi Romani, corrispondenti per l'epoca annuale (17-23 dicembre) al ciclo delle nostre feste natalizie e, per il loro carattere al nostro carnevale. Si celebravano in onore di Saturno che aveva instaurato nel Lazio l'abbondanza e l'eguaglianza fra gli uomini. Quei tempi felici si rievocavano con l'astensione dal lavoro, con banchetti, doni e godimenti di ogni genere.

Saturno: Dio del benessere agricolo nell'antica Roma.

Solstizio invernale: il nucleo più antico che sta al fondo di tutte le leggende natalizie, quello che gli uomini avevano identificato già migliaia di anni prima della nascita di Cristo, è certamente costituito dal significato astronomico della giornata del solstizio invernale.
Il solstizio d'inverno è il giorno in cui il nostro emisfero, superato il punto di maggior distanza dal sole, riprende il cammino verso la buona stagione. E' dunque il giorno in cui nasce e si inizia qualcosaz di tanto importante come il ciclo che porterà presto alla nascita del fiore e del frutto.

Tradizione: Usi e costumi passati di generazione in generazione.

 

 

                           Iside nel monastero

Si trova all'ingresso, in una sala del primo piano, un tempo biblioteca e dunque luogo di "sapienza", del monastero di San Michele nel paesino lucano di Monte scaglioso.

Il monastero era fortemente legato alle attività di Monte cassino come si può  facilmente notare dallo stemma rappresentante i "tre colli" presente in una delle sale al piano terra.

Appena si entra nella stanza possiamo notare figure di filosofi, tra cui il Pitagora nell’atto dell’insegnamento di nozioni matematiche e filosofiche che ben si sposano con questa camera "filosofale".

Tutto e’ decorato da figure di elfi danzanti o che suonano strani strumenti, serpenti, animali e inusuali uccelli.

Spesso e’ presente la figura di Re Mida, stante ad indicare "una verita’ che non può  essere svelata". Diversi sarebbero gli affreschi sui quali soffermarci, noi ne esamineremo solo alcuni.

Proprio sul portone d’ingresso troviamo la "vergine che allatta". Essa starebbe a rappresentare Iside ed il figlio Horo , insomma una classica vergine nera , facilmente distinguibile dalla posizione del Santo Bambino. Immediatamente vicino ecco l’affresco del "toro". L’animale, dal punto di vista dell’opera alchemica era sacro al Sole e rappresentava lo Zolfo, il principio maschile, contrapposto al Mercurio , l’elemento femminile che si ritrova quasi di fronte nell’affresco rappresentante appunto San Michele , per molti trasposizione cristiana di Hermes o Mercurio!

 

 

 

                   Iside in Egitto

Mammisi di Nectanebo, che è quello meglio conservato: sulle pareti affrescate, tra tante immagini, si nota Iside che allatta Horus.

 

Tefnut e Shu, prima coppia primordiale, generati da Atum, o meglio Shu ,che è il principio dell'aria, "sputato", e Tefnut, che rappresenta il fuoco, la vulva umida, "espettorato"; Shu preferisce l'aspetto maschile, Tefnut quello femminile. E poi vengono Nut e Geb , seconda coppia primordiale; Nut è il cielo, e per gli egizi il cielo è esclusivamente femminile, Geb è la terra, prettamente maschile. E infine Nephtys - Seth - Iside - Osiride, figli di Nut e Geb - gemelli, al maschile Seth e Osiride, al femminile Nephtys e Iside.
Seth è la negatività, è il nemico della luce, è il dio dei temporali, ma è anche l'equilibrio tra il positivo ed il negativo. Nephtys, sorella e moglie di Seth, madre di Anubi, rappresenta l'invisibile; Iside, madre simbolica, protegge la regalità, maga , iniziatrice, dà la vita a Horus, ma spiritualmente la dà anche ad Osiride, suo sposo. Rappresenta il visibile. Osiride, fratello e sposo di Iside, rappresenta la morte-rinascita, promette la vita eterna, è il signore della Duat, il cielo stellato, stringe nelle mani i simboli del potere (flagello e bastone ricurvo) e giudica il defunto durante la pesatura dell'anima; è avvolto da bende, è mummiforme, le bende sono di colore nero che simboleggia il regno dei morti, a volte verde per simboleggiare la resurrezione.
Figlio di Iside e Osiride è Horus. Rappresentato come uomo con la testa di falco, è il vendicatore di Osiride che ristabilisce l'equilibrio del mondo, è la perfezione, è simbolo della luce interiore, incarna la trascendenza. Horus ha quattro figli, Duamutef, Quebehsenuf, Hapy e Amset. I vasi canopi hanno le loro effigi. Duamutef, con la testa di cane, protegge lo stomaco, Quebehsenuf con la testa di falco protegge gli intestini, Hapy con la testa di cane, insieme a Nefti, i polmoni e Amset con testa umana, assieme ad Iside, il fegato.

 

Un Tempio che rimarrà impresso per la sua bellezza, per la sua maestosità è quello di Iside che sorgeva sull'isola di File.

Dopo la costruzione della Diga  di Assuan, si pensò di smontare il tempio di Iside  e rimontarlo nell'isola di Agilkia, di cui modificarono anche la forma come quella dell'originaria.  L'isola di File, secondo la tradizione, era a forma di colomba, per ricordare le sembianze che assunse Iside quando andò alla ricerca di Osiride. Iside è una figura che si incontra spesso, la Maddalena viene indicata come sua sacerdotessa, i Templari avevano posto due sue statue nella Cattedrale di Chartres e di Nôtre Dame a Parigi, statue sostituite poi dalla Madonna Nera, nel Serpente Rosso viene associata alla Maddalena, viene chiamata Regina di un regno scomparso, Dama Bianca delle leggende, Regina delle sorgenti benefiche. E, pensando all'isola, ci venne in mente di nuovo Abydos e l'isola in cui è posto il sarcofago di Osiride e non abbiamo fatto a meno di mettere in correlazione i due luoghi, anche perché almeno una volta all'anno gli Egizi dovevano visitare il Tempio di Iside, proprio come Abydos. Quando dall'imbarcazione che ci conduceva verso l'isola abbiamo intravisto da lontano il Tempio ci siamo sentiti mancare. All'arrivo ci siamo incamminati verso il Tempio; un poliziotto ci fece segno di seguirlo, ci accompagnò al tempietto di Hathor, che dà sul lago, e ci scattò delle foto, pensando che eravamo i soliti turisti che tengono solo a farsi fotografare. Lo abbiamo voluto accontentare, ma non vedevamo l'ora di entrare nel Tempio. Attraversato il primo pilone ci siamo trovati in un cortile alla cui sinistra è costruito il Mammisi, molto suggestivo, Iside allatta Horus bambino e uomo, la figura materna balza subito nella mente; attraversato, quindi, il secondo pilone si accede nel vestibolo, dove ad un'altezza di circa 6 metri una iscrizione, sono incisi sulla pietra alcuni nomi (il primo è Balzac) con delle indicazione sulla latitudine di Parigi e la longitudine boreale. Abbiamo sentito una guida dire che erano nomi di visitatori che avevano voluto lasciare un indicazione del loro passaggio (infatti ce ne sono altri sparsi per il Tempio con l'indicazione anche della data). Questa iscrizione è diversa, sembra quasi che abbiano voluto lasciare un messaggio. Chissà cosa sono venuti a cercare, chissà se hanno trovato qualcosa, ma ci ritorna in mente che a Parigi esisteva un Iseo, luogo di culto ad Iside, sopra il quale è stata costruita la cattedrale di Nôtre-Dame.

 

Il Tempio di Iside venne chiuso in modo cruento nel 500 d.C. e la chiesa copta inglobò tutto quello che poteva. Prima esisteva una pacifica convivenza tra il vecchio ed il nuovo culto; alcune cose del vecchio sono rimaste criptate nel nuovo. La chiave di volta, possiamo dire, passa attraverso la comunità copta e tutte le cose sono state trasferite da padre in figlio. Esiste una sapienza nascosta che sta uscendo fuori e, forse, avremo la possibilità di capire quando verrà riaperta una biblioteca ad Alessandria; non tutti è andato perduto, si stanno recuperando parecchi testi. Il Gran Maestro ci parla ancora di Monofisismo, fa un parallelo tra le tre grandi religioni e ci dice che il Vangelo di Tommaso serve per capire cosa ha generato la gnosi alessandrina. Per 600 anni alcuni ambienti copti hanno fatto terra bruciata. Ma l'Islam catechizzò tutti. Rimane una grossa comunità copta che viene rispettata. Il Prof. Seri ci fa un excursus storico, riferisce che in Linguadoca nell'anno 1000 riemerse la gnosi egizia, conversa sull'ermetismo rinascimentale, porta alla nostra conoscenza che in Italia, e precisamente in Campania, esistevano delle famiglie egizie, trasferitesi lì durante l'occupazione romana. E' d'obbligo, quindi, che ci parli di Giordano Bruno. Se l'uomo colto non ha memoria non serve a nulla. Entra nell'Ordine domenicano perché riesce a carpire l'arte della memoria. Sa, però, che il veicolo centrale della comunicazione sta nella Chiesa romana e cerca di convincere il papa a cambiare religione. Fu il primo a proporre la cultura egizia e a ritornare alla religione egizia. Si continua l'excursus storico e si giunge a Napoleone. La sposa Giuseppina, maga ed esperta in voodo, ben sapendo che in Italia ed in Egitto c'erano conoscenze nascoste e volendo appropriarsene, spinse Napoleone alla Campagna in Egitto. L'imperatore fu iniziato al rito di Misraim nella Loggia "Iside".
A Rosetta, poi, venne scoperta una stele in greco. Viene trovata la chiave di lettura dei geroglifici. Nacque così l'Egittologia.

 

 

                                                            Nel  Cristianesimo

 

"Le testimonianze evangeliche sulla figura di Maria sono indiscutibili. Autorizzata solo, come suo segno distintivo, l'espressione: beata fra le donne, perché prescelta a dar vita al Figlio di Dio."

. si aveva bisogno di una figura femminile che riassumesse i requisiti ideali della donna: la modestia, la verecondia, la grazia..."

Ne rende testimonianza l'ultimo Comandamento biblico del Decalogo, che scrivesti con il Tuo dito per Mosè, sull'Oreb: Non desiderare la casa del tuo prossimo, non desiderare la donna del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che sia del tuo prossimo." Recitò a memoria. "La donna come proprietà, dunque, per quanto un gradino più su del bue e dell'asino. Ma sempre cosa, subordinata all'uomo: al padre, ai fratelli, al marito.

"La donna ideale quindi deve essere compiacente e umile. San Paolo ribadì questo punto di vista e confermò che l'uomo è il capo della donna, che essa fu creata a motivo dell'uomo, che alla donna non è permesso parlare in assemblea, e via dicendo. Perciò è l'uomo che è  al centro della creazione. La  figura è maschile..."

"Uomo come umanità, come sintesi, come parte del tutto" ruvido. In quanto alla donna, la limitata conoscenza della sua posizione da parte della chiesa, ha determinato tutte le aberrazioni del Medioevo. Sante e streghe nascono dalla stessa matrice, derivano da uno stesso fenomeno di esaltazione mistica o demoniaca.

Ritornare a quei tempi per comprenderne la mentalità, le aspirazioni, le angosce è probabilmente impossibile. Ma è certo che la chiave di tanta deviazione deve essere ricercata nel condizionamento sociale, nell'ignoranza, nella povertà, nel terrore del peccato, o nell'esaltazione della grazia di quell'età. Erano questi i presupposti da cui traevano origine la magia, l'incantesimo, la fattura, il sortilegio, la possessione diabolica e l'infatuazione mistica.

Non bisogna dimenticare che quella era anche l'epoca in cui il sale serviva più per difendersi dal malocchio che in cucina. Se però sante e streghe sono vittime entrambe del condizionamento, dell'educazione e, spesso, di una patologia isterica, lo riconoscono tutti.

"Quelle manifestazioni corrispondono esattamente all'idea che la chiesa, attraverso le morbose fantasie dei suoi inquisitori, aveva formulato del comportamento della santa, come di quello della strega. Queste creature sono perciò entrambe vittime delle stesse sviste promosse dalla chiesa, degne di compassione piuttosto che di venerazione o di condanna. E' la chiesa che, incoraggiando l'ignoranza con immagini decisive di un Dio punitore e di un Satana tentatore, ha contribuito alla diffusione della superstizione. E' sempre la chiesa che ha foggiato il modello dell'estasi mistica delle sante e quello della prostrazione fisica delle streghe, succube dell'incubo demoniaco."

"Mancando una figura femminile centrale nel Nuovo Testamento, il nostro Medioevo elaborò quella appena delineata della Vergine Maria. E questo mi sembra cosa buona e giustificabile in rapporto a tutta la rozzezza espressa da quel periodo storico. Amore cortese e devozione si fusero e, poco per volta, trovarono espressione nel culto alla Vergine. Essa divenne la sintesi ideale dell'umiltà e della modestia che si vagheggiava nella dama medioevale. Fu pertanto solo nell'intento di sublimare la donna, di angelicarla, come si diceva allora, che le si diede un prototipo ideale con la Vergine Maria, donna per antonomasia, la Mea Domina, divenuta di conseguenza la Madonna di tanti cattolici."

"E le attribuzioni magnificatorie successive, quali per esempio: Regina dei Màrtiri, dei Patriarchi, dei Santi, Regina del Mare, del Cielo e altri posti, Rosa Mistica, Stella Mattutina, Madre del Paradiso, Vergine Prudentissima (!), Vergine delle Vergini, Torre d'Avorio e di Davide? E l'iconografia?  ritratta come una Iside egiziana che allatta il figlio, che schiaccia serpenti, che calpesta il mondo, con un realismo grottesco, e perfino con sette pugnali nel cuore, normalmente d'argento, sulla veste nera.

 Le laudi, i pellegrinaggi, le feste liturgiche e i santuari in onore di Maria.

"Gli Ebrei!" "A costruir un Tempio ci dovette pensare quel degenerato di Erode, che era il meno ebreo tra la progenie di Abramo, ...era un Idumeo dell'aborrita discendenza di Esaù, "una volta distrutto da Tito, del Tempio non si è più parlato. Non  è rimasto che un pezzo di muro diroccato dove qualche israelita di buona volontà si reca per piangere e pregare, rischiando anche qualche raffica di mitra dei Filistei..."

Palestinesi,  gli eccessi del Medioevo e quelli successivi, che aprirono la via al dogma dell'Immacolata Concezione, definito dal tuo omologo Pio IX, e quello dell'Assunzione, da papa Pio XII. E poi, Maria Madre della Chiesa... Maria Corredentrice..

Beh, sì, il Concilio di Efeso del 431 adottò per la Vergine Maria il termine Theotókos, ovvero Dèipara, Genitrice di Dio.

 Dialettica quella dei Padri Conciliari, ma frutto di un ragionamento consequenziale. La prospettiva è molto semplice: se Maria è Madre di Gesù e Gesù è Dio, ergo, Maria è automaticamente Madre di Dio Un'affermazione razionalmente ineccepibile.

"Come in un'equazione! E' così? E io sarei l'oggetto delle vostre sintesi matematiche!  Maria, essere umano con tutta la caducità della specie. La creatura prima del Creatore!  Così, Maria che avevo creata piena di grazie, ossia bella d'aspetto e di forme, come attesta il termine greco kecharitoméne, correttamente usato dagli evangelisti, diventa per voi piena di astratte grazie celesti,

" le elucubrazioni di tanti dottori sulla complicata verginità di Maria, sulla sua conceptio per aurem, per cui lo Spirito di Gesù penetrò in lei attraverso l'orecchio, o l'altra, non meno ridicola, della conceptio per os, secondo la quale lo Spirito scese in lei attraverso la bocca. Avete ritenuto di saper svelare misteri e stabilire tutto da soli. aggiunto e mutilato l'insegnamento degli evangelisti che, per questi punti almeno, mostrano di risentire della mia ispirazione e sono sufficientemente chiari. Eppure, aveva ben precisato la funzione della madre. Non le risparmiò nemmeno qualche rimprovero, quando fu necessario."

 

"Come alle nozze di Cana, quando la riprese alla presenza di tutti i convitati. In un'altra circostanza, mentre Egli predicava alle folle, essa con i fratelli terreni di Lui, venne per parlarGli, incurante dei familiari, stendendo la mano verso i discepoli, affermò: Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque, infatti, fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è mio fratello, mia sorella e mia madre. In quanto a Maria è lampante che essa di Gesù capì poco se, come testimonia anche Luca, stupiva alla Sua intelligenza."

"Sì, ma, circa i fratelli, è noto che quelli citati dai Vangeli erano in realtà Suoi cugini e fratellastri, perché nati da un precedente matrimonio di Giuseppe con una sorella della Vergine Maria, di nome Maria."

"Prodigioso! "Giuseppe avrebbe sposato una sorella di Maria che, guarda caso, si chiamava essa pure Maria. La verità è che questa nuova sottigliezza della chiesa si rese indispensabile quando quei due brillanti dottori, o meglio, ginecologi, che furono Ambrogio e Agostino, presunsero di sapere, cosa a me ignota, che Maria fu vergine prima, durante e dopo il parto. Da qui, devo dedurre, Vergine Prudentissima! Logicamente, essendo gli altri fratelli terreni di Gesù espressamente indicati nelle Scritture come figli di Maria, inventaste la storia di Giuseppe, marito di una prima Maria, morta la quale, sposò la sorella, Maria Vergine. Che povertà di fantasia!

"Paolo ha scritto la sola verità indiscutibile, cioè, che mio Figlio è nato da donna. Credo sia chiaro il suo ruolo e il vincolo biologico tra lei e Gesù. I Vangeli dal canto loro testimoniano, senza la minima incertezza, che dopo la Sua nascita, Maria partorì al falegname altri figli e figlie e che Gesù fu solo il primo nato. Sta scritto infatti che Giuseppe non conobbe [la sposa] fin quando ella non ebbe partorito il figlio primogenito. Non devo spiegarti io che significa conoscere nel linguaggio biblico e la differenza tra primogenito e unigenito? O no!"

aggettivazioni retoriche di Maria e alla sua venerazione quale Regina del Cielo, Madre Celeste, Madre Dolorosa, Madre Gaudiosa, Madre di Tutte le Grazie e via dicendo. giudicate un flatus vocis, uno sfogo verbale..."

La superstiziosa esaltazione popolare che grida al miracolo di fronte al cosiddetto sangue pianto da tanti idoli di gesso, oggi come in passato? D'altronde, di statue che lacrimano sono piene le cronache: piangeva Iside in Egitto, piangevano a Roma Giunone e Minerva e continuano a piangere in India Lakshmi e Pàrvati. Quest'ultima ha perfino un flusso sacro con regolare cadenza mensile.

"Le Madonne piangenti rientrano quindi nella norma. Esse sono oggi così numerose da ritenere un'eccezione quelle che non lo fanno. La cautela formale della tua chiesa nel non esprimersi su questo fenomeno, la sua incapacità di condannare manifestazioni di fede così irrazionali, più che d'ignavia sa di acquiescenza e complicità. La verità invece è tutta nel dolore e nel sangue vero, quello sì, versato da Gesù, non in quello equivoco di tante statuine di creta. E' proprio il silenzio premeditato in  credenze assurde,  il miracolo senza contenuto dei simulacri di Maria che piange. Sono venerate una sessantina di Madonne, senza contare, quelle di Lourdes, Guadalupa, Aparecida, Fatima, Loreto, Siracusa, Medugorje, Grosseto e varie altre, con tutte le più impensabili attribuzioni magnificatorie."          

                                                                                         

 

 

                                                                                           La Grande Madre

     

                                                                                                  Madonne allattanti

                                                                                                     

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